“Giorni decisivi per il futuro dell’Italia. Ci sono scelte strategiche in discussione, dalla manovra economica alle grandi opere. È importante che ci sia la massima intesa e non si rinunci all’ascolto delle parti in campo. Come imprenditori non possiamo chiamarci fuori dalla discussione, ma serve attenzione perché non possiamo muoverci come se fossimo una forza politica". Comincia così la nota stampa di Simone Mariani e Giampietro Melchiorri, Presidente e vicepresidente di Confindustria Centro Adriatico.
"Il Governo definito "del cambiamento" ha impostato un piano di sviluppo articolato. Non tutto ci piace, ma una cosa è certa: il Paese deve cambiare. Il come Confindustria può suggerirlo. È questo il compito che deve avere la nostra associazione e in particolare il presidente Vincenzo Boccia ed è questo il compito che avrebbe dovuto avere anche prima, quando dai Governi sono arrivate troppe promesse e poche scelte, dal made in alla legge sulla contraffazione, dal costo del lavoro alle infrastrutture, che hanno accelerato la crisi del nostro comparto manifatturiero - scrivono i due -. Non servono ultimatum, ma piani di azione. È evidente che non si possa rinunciare allo sviluppo della rete infrastrutturale del Paese. La Tav e il ponte di Genova hanno aperto una voragine sulla visione strategica della politica, mettendo in discussione scelte non più rinviabili. Su questo non possiamo indietreggiare, perché sulle infrastrutture e sulla logistica si gioca il futuro anche della nostra regione Marche".
"Il gap che in particolare le province di Ascoli e Fermo vivono è inaccettabile - si legge ancora nella nota -. Tanti i temi sul tavolo: dalla non più rinviabile terza corsia fino a San Benedetto del Tronto alle intervallive, dalla Mezzina alla bretella che possa fungere da bypass per la Statale Adriatica che passa all’interno dei centri urbani, dall’alta velocità che dimentica il nostro territorio al rilancio dell’aeroporto, noi vorremmo che il Governo si occupasse anche di questo e con la politica ogni associazione imprenditoriale. E, se non fosse chiaro, basta che qualunque parlamentare percorra in auto il tratto di A14 tra Fermo e Grottammare per vivere un’estenuante esperienza fatta di code e pericoli".
"Le partite sono molte, ci aspetteremmo una riflessione e un investimento veri sul costo del lavoro, che più del reddito di cittadinanza fungerebbe da volano per l’economia - proseguono ancora i due -. Quello che suggeriamo al nostro presidente è di usare al meglio la ritrovata coesione con le altre associazioni (a Torino presenti 12 sigle in rappresentanza di tre milioni di imprese e del 65% del Pil) diventando il pungolo costruttivo e non l’oppositore di un Governo da cui dobbiamo cercare di trarre il meglio per la nostra economia.
Per cui ripartiamo dalla frase di Boccia: "muoviamoci nel rispetto delle istituzioni, ma i ministri ci ascoltino". Così facendo lasceremo da parte gli ultimatum che da sempre, lo dice la storia, servono solo ad aumentare le tensioni e raramente portano a soluzioni positive per entrambe le parti. Che in questo caso sono un pezzo di un unico necessario percorso: il rilancio economico dell’Italia e quindi del lavoro”.
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